Durante la tua gita all’Abbazia di San Galgano non rinunciare anche a un visita all’Eremo di Montesiepi, la suggestiva cappella della spada con quella pianta circolare tipica di antichi templi pagani della romanità. La puoi raggiungere a piedi da un sentiero che parte dietro la chiesa, immerso tra i campi di grano dorato oppure con l’auto da una strada a tornanti in salita, che s’imbocca dal bivio poco prima di arrivare all’Abbazia.
Gli affascinanti misteri dell’Eremo di Montesiepi
Dal tetto di stelle e di archi rampanti dell’Abbazia ai cerchi da orologio solare ed alle mura circolari del Montesiepi…
L’Eremo fu costruito alla morte di Galgano per contenerne la spada, nel luogo dove leggenda vuole che il santo visse e morì in eremitaggio, proprio in cima al colle che domina l’Abbazia ed il cui nome già in latino sembra suggerire quello di un luogo recintato, atto a custodire, contenere qualcosa. É un luogo suggestivo, forse più della sottostante chiesa, se non altro per i molti misteri che sono a questo legati, a partire da quello delle spoglie del santo che seppure dichiarate essere state seppellite accanto alla spada, non furono mai trovate dagli studiosi. Si dice a proposito che sotto alla spada ci sia una cripta vuota, un locale rettangolare mai scavato. Di Galgano nulla: restano la spada, la testa e molte leggende…
Cosa visitare all’Eremo di Montesiepi
Molti sono i misteri che custodisce questo luogo, forse ancor più affascinante della vicina Abbazia…
Se non fosse per quel sottile senso di magia palpabile che ci ha tenuto con gli occhi incollati, ipnotizzati al soffitto, avremmo visitato l’Eremo in una manciata di minuti. La costruzione è curiosamente affine a quella di molti templi romani ma dall’esterno non susciterebbe granchè interesse se non fosse per la storia della spada nella roccia che ogni anno richiama in questo luogo orde di turisti.
Ci accolgono sulla soglia quattro figuri che sporgono dal cornicione, alcuni distrutti dal tempo. Sono teste di uomini barbuti ed animali carichi di significati in un Medioevo altamente simbolico e mistico. Teste apotropaiche derivanti dal sincretismo delle tradizioni pagana, longobarda e del primo cristianesimo come se ne trovano moltissime nelle pievi della campagna Toscana. Avevano svariate funzioni tra cui quella di protezione e di avvertimento all’avventore che stava per varcare il “confine” per eccellenza: la porta della casa del Signore.
Entriamo. La sala principale dell’Eremo di Montesiepi è una piccola stanza circolare, dall’atmosfera accogliente e calda, illuminata soltanto dalle candele a cera e da due piccolissime feritoie, una delle quali spostata rispetto all’asse centrale (nel prossimo paragrafo ti spieghiamo perchè). Alza lo sguardo e noterai i 24 cerchi concentrici di mattoni rossi e pietra bianca sul soffitto che culminano con un occhio rosso centrale: qualcuno ha proposto una lettura affine alla numerologia sacra di queste 12 fasce alternate che sembrano riprendere quelle delle mura esterne. Sembra quasi impossibile staccargli gli occhi di dosso, si resta così ipnotizzati dal ripetersi del cerchio da dimenticarsi anche cosa c’è sul pavimento, accanto ai nostri piedi. Giace qui infatti la maggiore attrazione del luogo, la teca in plexiglass che contiene la misteriosa spada che le leggende attribuiscono a Galgano. Oggetto di estrema curiosità per i turisti, ha sempre suscitato un alone di mistero tanto da essere stata sottoposta ad esami metallografici che ne hanno confermato la datazione proprio afferente al periodo in cui visse il cavaliere. Anche questa è spostata rispetto all’asse centrale della chiesetta, curiosamente in linea con l’apertura nel muro. La risposta al perchè di questa apparente asimmetria del tutto è nella luce, te la spieghiamo tra un attimo, appena dopo aver visitato la cappella…
La cappella del Lorenzetti ed una teca misteriosa
Sulla sinistra un passaggio conduce alla piccola cappella aggiunta successivamente, quando la fama del santo già richiamava folte schiere di pellegrini in questo luogo ed i nobili locali non potevano perdere l’occasione di tramutare il Montesiepi nell’ennesima meta di preghiere, tanto più che sorgeva a poca distanza dal tracciato della Francigena. Sulle pareti ancora si possono ammirare stralci di bellissimi affreschi del Lorenzetti, purtroppo consunti dal tempo. Dominano le figure femminili: Eva coi simboli del peccato e sopra Maria, con un curioso terzo braccio che sorregge uno scettro, derivante dalla prima raffigurazione cancellata dall’autore, forse perchè troppo “umana” per poter resistere in questo luogo eremitico.
Curiosa è la storia della teca, seminascosta nella penombra della cappella e che raramente attrae il visitatore. Alzando il drappo rosso che la copre – saltino questa parte i più impressionabili! – si trovano due avambracci, con tanto di mani scheletriche mummificate. Leggenda vuole che siano appartenute ad uno dei tre predoni che nell’intento di trafugare la spada rimasero fulminati dalla maledizione divina. Uno di essi fu aggredito da un lupo che lo privò di entrambe le braccia ma invocando il perdono fu alla fine risparmiato. Si tratta di una leggenda quindi c’è ben poco da commentare: tant’è che le braccia giacciono lì, adagiate su un cuscino rosso. La cosa più straordinaria tuttavia non si nota subito: se ci farai caso – ed avrai fortuna – potrai trovare accanto alle braccia un piccolo anello d’oro con incisa una testa di leone. Nulla abbiamo trovato sull’anello ed apparentemente non v’è alcun collegamento con le braccia, visionando però molte foto sul web ci siamo accorti che nella maggior parte di esse l’anello non compare! Chissà…
L’Eremo di Montesiepi: una perfetta meridiana solare
Lo svizzero Pfister ha trascorso 15 anni a San Galgano a studiare i segreti dell’Eremo
Nel negozietto di souvenir allestito accanto all’ingresso dell’Eremo abbiamo trovato un libro molto interessante. L’autore, lo svizzero Paul Pfister, ha trascorso 15 anni a San Galgano, occupato in studi e misurazioni per provare che la Rotonda fosse intimamente connessa a fenomeni astronomici. Secondo le sue ricerche l’edificio non è nient’altro che un gigante calendario per l’osservazione di fenomeni solari, un po’ quello che si verifica a Pienza con la storia della meridiana della Piazza che ti abbiamo raccontato qui.
Secondo gli studi di Pfister le aperture così collocate nella struttura e l’asimmetria degli arredi interni non sono affatto frutto del caso. Sia gli occhi che trovi in alto nella cupoletta che le feritoie servono a rivelare i fenomeni di luce che si verificano in occasione dei due Solstizi e degli Equinozi. Ogni 21 giugno il primo e l’ultimo raggio di sole del solstizio d’estate nel penetrare attraverso le aperture, colpiscono dei punti precisi della cappella centrale fino ad illuminare esattamente la spada. Lo stesso si verifica il 21 dicembre in maniera simmetrica. Diverso è invece il movimento dei raggi durante gli Equinozi del 21 marzo e del 22 settembre, oggi lievemente slittati a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre. Beh dopotutto era proprio San Bernardo di Chiaravalle, cistercense come i monaci che costruirono l’Abbazia, a sostenere che “Dio è luce“…
Altre curiosità sull’Eremo di Montesiepi
Le ricerche di Pfister non si sono fermate ai soli aspetti astronomici. Ha indagato anche i numeri connessi all’insolita struttura dell’Eremo, dove ricorre con particolare insistenza il numero 12, detto “divino” perchè simbolo della Trinità cristiana (dall’unione 1 + 2) nonchè la collocazione dell’Eremo all’interno della linea di San Michele, una linea immaginaria che unirebbe tutti i luoghi santi dedicati al culto dell’Arcangelo, dalla Roccia di San Michele in Irlanda fino al Monastero del Monte Carmelo ad Haifa in Israele, passando ovviamente dal Santuario sul Monte Gargano in Puglia. A proposito di Gargano… avete colto l’analogia nel nome?
Qualcuno ha sostenuto che con tutta questa storia c’entrino i templari. La cosa non ci stupirebbe vista la loro accreditata presenza in Toscana, specie nelle terre di Siena come ti abbiamo raccontato qui a proposito di San Gimignano. Difatti tutta la storia di Galgano è ricca di simboli e tracce che possono far pensare ad un collegamento stretto con i difensori della fede. Ma questa è un’ altra storia…