Affascina la piccola Monteriggioni, per il suo profilo turrito e circolare che si scorge sin dalla superstrada che la collega a Siena e Firenze. Ma affascina anche per la sua storia di tenace resistenza, che si spezzò solo nel XIV secolo per colpa di un tradimento ancora avvolto nel mistero, ancora oggi al centro di una misteriosa leggenda che tra pochissimo ti racconteremo.
Il periodo delle lotte tra Siena e Firenze
La fortezza dei senesi resistette fino al 1526 contro i ripetuti assedi dei fiorentini, cadde solo per colpa di un tradimento ancora avvolto nel mistero…
Già snodo viario di vitale importanza al tempo degli Etruschi e dei Romani, “Mons Regionis“ con le sue caratteristiche 14 torri di vedetta e la forma circolare delle mura fu eretto, e così denominato dai senesi nel 1213, a difesa della propria regione settentrionale dalle continue minacce dei fiorentini confinanti. Era quello il periodo delle lotte tra Siena e Firenze per il controllo della Toscana e nessuno dei due contendenti intendeva perdere l’opportunità di conquistare la cerchia di mura così centrale ed importante per i traffici commerciali e gli spostamenti militari.
“Monteriggioni di torri si corona”
La sua singolare struttura circolare, che oggi attrae visitatori provenienti da tutto il mondo, affascinò nel 1300 anche Dante Alighieri. Questi nel canto XXXI – ‘Inferno’ della sua Divina Commedia descrisse Monte Reggion coronato di torri. E l’espressione usata da Dante è diventata talmente celebre che oggi da il nome ad una rievocazione storica medioevale molto suggestiva che viene celebrata ogni estate come rievocazione storica della battaglia combattuta nel 1269 a Monteriggioni tra i Senesi ed i Fiorentini, arricchita da giochi d’arme tra cavalieri, esibizioni dei falconieri, dei musici, dei poeti e degli sbandieratori.
L’ultima roccaforte dei senesi
Fra il XII ed il XIII secolo difatti l’intera zona fu teatro di continue guerre tra Siena e Firenze per l’affermazione della propria supremazia politica ed economica. Inespugnabile per secoli, Monteriggioni fu conquistato dai fiorentini solo nel 1526 a causa del tradimento del capitano Zeti, che spianò la strada alla definitiva sconfitta di Siena.
Il segreto erano le carbonaie: fossati pieni di carbone che veniva incendiato durante gli assedi per allontanare i nemici
Il segreto di questa lunga resistenza non erano soltanto le poderose mura ornate da torri di vedetta e percorse da un camminamento oggi in parte visitabile. Il vero segreto si trovava tutt’intorno alle mura. Queste erano circondate da “carbonaie” ovvero fossati pieni di carbone che veniva incendiato per respingere gli assalti dei nemici. Le uniche due porte d’accesso alla cittadella erano poi realizzate in legno e ricoperte di ferro, azionate da un sistema di carrucole di cui ancora oggi si possono ammirare i resti e comprendere il meccanismo con una visita al museo “Monteriggioni in arme“.
Eppure Monteriggioni cadde in mano dei fiorentini ed il tradimento che ne fu alla base ebbe delle conseguenze così ingenti che una leggenda locale vuole l’anima del capitano Zeti ancora oggi non trovare pace.
La leggenda di Zeti e i cunicoli sotterranei
La leggenda narra di cunicoli sotterranei che da Monteriggioni porterebbero sino a Siena. E si dice che proprio in queste gallerie vaghi ancora lo spirito del capitano traditore, logorato dal rimorso. Gli abitanti stessi amano raccontare agli avventori di come si possa udire, nelle notti di luna piena, un trottare di cavalli ed un prolungato lamento che apparterrebbe allo stesso Zeti.
Ancora oggi si racconta la leggenda dello spirito del capitano Zeti, il vile traditore la cui anima vagherebbe in sotterranei cunicoli sotto la cittadina
Ma ben oltre le leggende pare vi sia un briciolo di verità: gli anziani del paese raccontano con precisione come in fondo al pozzo della Piazza centrale vi sia un cancello di accesso ad un reticolo di cunicoli sotterranei. Sembra che il pozzo sia stato chiuso proprio per questo motivo. L’altro accesso invece pare fosse collocato nella zona del cimitero, appena fuori le mura, finché a causa del continuo crollo di gallerie non fu chiuso anche questo. Certamente noi non avremo mai l’occasione di calarci nel pozzo per verificare di persona ma pare che quando alcuni ragazzi vi abbiano gettato per gioco dei petardi, si sia sentito un rimbombo che si allontanava verso le mura, proprio in direzione di Siena.
Forse c’è un briciolo di verità nella leggenda: il cunicolo sotterraneo sembrerebbe verosimilmente collegato al sistema dei bottini senesi che da secoli trasportano l’acqua sotto la città
Ben oltre la leggenda forse potremmo non solo azzardare che il cunicolo esista davvero, ma anche che sia stato un tempo collegato alla rete di bottini sotterranea che proprio nella città senese serviva per garantire approvvigionamento idrico e sviluppo delle attività manifatturiere. Per ora però anche questo resta un mistero…