L’abbiamo assaggiata da un amico coltivatore umbro, che produce legumi tra cui anche la rinomata ed altrettanto versatile Fagiolina del Trasimeno. La roveja è perfetta per zuppe e minestre, si sposa bene con cereali e legumi e si può anche farne farina o polenta, eppure pochi la conoscono. Scopriamola meglio assieme!
Cos’è la roveja?
Ricco di vitamine, proteine e minerali, questo legume prima molto diffuso nell’alimentazione contadina rischiava di scomparire, finchè alcuni agricoltori non lo hanno riscoperto
La roveja, detta anche roveggia, rubiglio o corbello, è un piccolo legume originario del Medio Oriente, da molti ritenuto progenitore dei più moderni piselli e conosciuto per questo motivo anche come “pisello selvatico”. Cresceva spontanea sul bordo di campi e fossi nelle zone appenniniche tra l’Umbria e le Marche, dove divenne una delle colture più diffuse tra le famiglie contadine grazie alla sua resistenza alle basse temperature ed alla scarsità di acqua.
Coltivare la roveja era duro: significava stare lunghe ore chini nei campi a falciare. Per questo motivo fu abbandonata
Di colore marrone scuro, rossiccio, verde o grigio, la roveja è poverissima di grassi e ricca di proteine, minerali (in particolare fosforo e potassio) e vitamina B1. Purtroppo però questo tesoro di sostanze nutritive andò scomparendo col tempo: le piante non potevano essere raccolte con le macchine ma dovevano essere falciate a mano, da contadini e contadine che per lunghe ore stavano chini a “spezzarsi la schiena” nei campi. É per questo motivo che la sua coltivazione fu progressivamente abbandonata, ma non dimenticata. Fortunatamente sempre più agricoltori hanno deciso di recuperarla, così oggi possiamo di nuovo gustare questo legume in tutta la sua versatilità.
Come si usa in cucina?
Al gusto ti ricorderà vagamente le fave, con anche una leggera punta di dolciastro che l’avvicina ai ceci. E dal momento che la roveja sprigiona il meglio di sé con una lenta cottura nella pentola di terracotta, è perfetta per realizzare zuppe e minestre, in abbinamento a cereali integrali a lunga cottura come il farro oppure ad altri legumi della tradizione umbro-marchigiana: cicerchie, fave, lenticchie e fagioli con i quali devi assolutamente provarla!
La roveja è ottima non solo per preparare zuppe, minestre, crostoni e contorni: il suo sapore delicato ti permetterà di sbizzarrirti in cucina!
Ma il consiglio che ci sentiamo di darti oggi è di non fermarti qui. Prova a lasciare liber la fantasia e scoprirai che questo piccolo, antico legume non si usa solo per preparare ottime zuppe o contorni! Dopo averla tenuta in ammollo almeno 12 ore ed averla cotta per almeno un’ora, ti potrai sbizzarrire realizzando crostoni, puree e vellutate, soufflé, antipasti di ogni genere e deliziosi spuntini. La puoi macinare ed unire alla semola per preparare gli strangozzi (sorta di pici umbri) oppure cuocere nel tegame con le salsicce oppure lo spezzatino.
Ti sorprenderà in abbinamento al pesce, in particolare con un baccalà mantecato o con le vongole! Insomma…come vedi la roveja si adatta davvero molto bene ad una serie di piatti creativi, soprattutto se come noi ami sperimentare nuovi sapori: provala pure con tutte le verdure, con il pesce, i salumi e persino i funghi ed il tartufo nero umbro e poi condividi con noi le tue ricette attraverso i nostri canali social!
E per finire una curiosità: la polenta di roveja!
Con la roveja si fa anche una polenta speciale, condita con aglio, olio e acciughe: la Farrecchiata!
Nell’area dei Monti Sibillini resta ancora viva una tradizione molto speciale, di forse avrai sentito parlare: la polenta di roveja, chiamata “Farrecchiata“. Per realizzare questo piatto della tradizione si macina a pietra la roveja così da ottenere una farina dal retrogusto amarognolo (la farrecchiata propriamente detta). Si cuoce nel tegame come fosse una farinata, poi si condisce con un battuto di acciughe, aglio ed olio extravergine di oliva e si gusta così, al naturale!
E se avanza, il nostro consiglio è quello di metterla subito in frigo e di abbrustolirne delle fettine il giorno dopo, proprio come si fa per la classica polenta. Servile con una bella fetta di rigatino o di lardo oppure con un filo d’olio e qualche scaglia di tartufo nero dell’Umbria: ti gusterai un piccolo peccato di gola che ogni tanto fa bene anche al cuore!