Il tartufo nero è un ingrediente, quello bianco un condimento. Questo è l’assunto che abbiamo imparato in tanti anni di visite alla Mostra Mercato del Tartufo Bianco di San Giovanni d’Asso e che ti esortiamo a ricordare ogniqualvolta che utilizzerai il tartufo in cucina! La cucina del tartufo bianco d’altronde è una cucina estremamente aromatica, dalle grandi potenzialità ma anche dalla grande complessità, che richiede conoscenza del prodotto e qualche accorgimento per evitare errori che potrebbero causarti la perdita di un patrimonio insostituibile, anche per le tue tasche.
Il tartufo bianco, tra tutti i suoi cugini tartufi, è forse quello più difficile da utilizzare in cucina: vuoi per l’impossibilità di cuocerlo, vuoi per la gamma di molecole solforate che contiene, che se mescolate ad altre migliaia di molecole odorose celate sotto la scorza terrosa, ne rendono l’abbinamento davvero difficile, pena l’annullamento del suo preziosissimo profumo.
Le sostanze responsabili dell’aroma del Tuber Magnatum Pico sono termolabili ed idrosolubili. Questo vuol dire anzitutto che il tartufo bianco detesta la cottura: se cotto o riscaldato perderebbe gran parte del suo aroma. Dall’altro significa che sprigiona il meglio di se se abbinato a grassi di origine animale: formaggi molli o comunque dal buon contenuto di grassi, creme a base di latte e suoi derivati, panna, burro, lardo non salato o strutto, dolci ed alcuni fritti come le uova.
Durante l’ultima Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete senesi a San Giovanni d’Asso, abbiamo avuto occasione di sperimentare alcuni piatti insoliti a base di tartufo, che ci offrono interessanti spunti per esplorare alcuni utilizzi gastronomici pratici di questo tubero, nonché di fare un po’ di teoria…
Tartufo e grassi animali: un’accoppiata perfetta!
Partiamo anzitutto da un assunto di base: il tartufo bianco si sposa egregiamente con tutto ciò che è grasso, purché non sia eccessivamente salato. L’eccesso di sale o di spezie (come potrebbe capitare abbinandolo a lardo di Colonnata o prosciutto) oltre a mascherare gli odori ed alterare i sapori, uccide l’aroma di tartufo, pertanto cerca di tenere a mente che è sempre meglio una salsa delicata che una troppo sapida. Via libera dunque a creme, burro, salse a base di formaggi e fondute (ovviamente senza utilizzare quelli particolarmente sapidi o erborinati come il gorgonzola!). Nel dubbio un semplice crostino con burro non salato, amalgamato a pezzettini di tartufo bianco o una pasta fresca con un filo di burro e lamelle di tartufo ti farà fare una eccellente figura con i tuoi ospiti!
Tartufo bianco e secondi piatti: si può fare!
Il tartufo bianco non ama i secondi piatti: a fronte di un risultato improbabile se abbinato al pesce (anche se c’è chi giura che con i crostacei vada a nozze!), potresti ottenerne uno pessimo con la carne, la cui destinazione naturale è il tartufo nero. A San Giovanni d’Asso abbiamo però scoperto un modo insolito di assaporare il tartufo sottoforma di secondo piatto: un medaglione di lombo di vitello cotto al tegame servito assieme ad una salsa a base di burro e pecorino. Il tocco dello chef è stato quello di adagiarvi sopra un uovo all’occhio di bue cosparso di lamelle di tartufo bianco, che poi è il modo più semplice ed efficace di gustare il tartufo bianco in un piatto proteico. Certo…non si può dire che carne e uova sia un abbinamento italiano: se sei un po’ scettico potresti sperimentare con la ben più neutra arista di maiale… Chissà che non ne venga fuori un piatto interessante!
Una piacevole scoperta: tartufo e brodo
Si dice che il tartufo bianco non ami il brodo. Eppure possiamo dirti che dopo averlo provato, ne siamo rimasti estasiati! Per l’occasione era stata preparata una minestra con palline di pane, parmigiano e carne frullata, immerse in un brodo di cappone e gallina sgrassato. Le lamelle di tartufo bianco grattate sopra un attimo prima di essere servito, regalavano un aroma ed un profumo eccezionale al piatto, da rimanerci di stucco! Altra sperimentazione gastronomica davvero interessante è il tartufo bianco con la stracciatella: minestra tipica toscana fatta con brodo, uovo frullato al momento e parmigiano. Il trucco pare stia nel Parmigiano: l’elevato contenuto naturale di glutammato (non quello chimico utilizzato come esaltatore di sapidità!) funge da neurotrasmettitore per il nostro cervello, esaltando i sapori in maniera del tutto naturale, a patto che non si scambi con quello d’impiego industriale!
I contorni ideali per il tartufo bianco
Con i contorni le parole si sprecano: il tartufo bianco si abbina a tutto quello che rientra nella categoria degli sformati e delle polente, a patto che non si utilizzino verdure a foglia, generalmente troppo amare per supportarlo né pomodori, troppo acidi. Un abbinamento di facile esecuzione potrebbe essere quello con le patate: tortini di patate e formaggio, purè di patate e burro, piuttosto che finocchi con besciamella e lamelle di tartufo bianco. Qualcosa di cremoso o morbido ed il vostro contorno è servito!
Per dessert… tartufo bianco!
Per deliziare il palato e chiudere in stile non c’è nulla di meglio che un buon dessert, esaltato dal profumo afrodisiaco di tartufo bianco. Ricordiamoci le salse dolci amiche di questo tubero: zabaione, mascarpone, panna, crema chantilly e cioccolato, anche fondente purché non troppo amaro. Con i dolci morbidi a questo punto puoi davvero sbizzarrirti: il tartufo è perfetto anche su semifreddi e gelati a base bianca purché ricordi la regola aurea di grattugiarlo a crudo sul piatto, magari sotto agli occhi dei tuoi ospiti!
Tartufo bianco e vino: come scegliere?
Per chiudere il bellezza passiamo agli abbinamenti enologici: non finiremo mai di ripeterti che la destinazione privilegiata del tartufo bianco sono le bollicine ed i vini bianchi. La motivazione di cotanta insistenza è presto detta: vini bianchi e spumanti cedono sali minerali al tartufo, che già di per sé ne contiene in grande quantità. Nello scegliere il vino dovremo pertanto ricordarci di non optare per vini di struttura, che potrebbero sovrastarne l’aroma delicato ma penetrante e di privilegiare quelli con note di idrocarburo, come il Riesling, il Verdicchio o vini provenienti da vitigni calcarei o vulcanici. Altra caratteristica da non dimenticare è che il tartufo non ama tutto ciò che è acido o particolarmente tannico quindi ti consigliamo di non optare per vini molto giovani né per vitigni dal forte sentore di vaniglia, invecchiati a lungo in barriques. Via libera invece ai Passiti ed ai Moscati. Magari è l’occasione buona per aprire una bella bottiglia di Moscadello di Montalcino. Non lo conosci?! Te lo descriviamo qui!