Veniamo da sud, ed il paesaggio che si incontra per arrivare a Siena è quasi un pianeta di una lontana galassia, capace di passare dal “deserto lunare” alla campagna più moderna, ordinata e coltivata.
Nel mezzo delle colline circostanti, Siena sembra l’elegante carena di una nave incagliata in una cresta di scogli. Emerge dai colli circostanti le Crete con un carattere fiero, con le torri e i campanili che sembrano sgomitare per farsi posto nei colli all’orizzonte.
Le Crete senesi sono un ossimoro. Aride e brulle alla vista, sono invece fertili e ricche di tesori preziosi
Un paesaggio poetico
Percorriamo con l’auto le strade che si snodano nelle contrade a sud, tra le Crete senesi. L’auto sembra scivolare tra i colli di morbida creta ed arrampicarsi tra le brulle biancane. Pensiamo all’affresco del Lorenzetti custodito al Palazzo Pubblico: una distesa di poggi coltivati, separati da fossi, strade poco battute e punti di macchia dove pascolano animali in libertà. Sembra tutto rimasto come allora, solo che a colpire come uno schiaffo c’è l’imponenza del paesaggio, così dissonante se pensiamo alla produttività di queste terre.
Marmo bianco, acque curative, grano, pascoli, tartufi, vini e molto altro ancora. Falesie e biancane nascondono prodotti e saperi preziosi da scoprire a poco a poco
Una terra ricca di tesori
Le Crete senesi sono un ossimoro. Aride e brulle alla vista, sono invece fertili e ricche di tesori preziosi: tra i riccioli di terra si aprono come falesie le cave di marmo bianco di Rapolano, dalle quali affiorarono i preziosi materiali con cui fu costruito anche il Duomo di Siena. Tra le biancane si celano fossati boscosi che nascondono il capriccioso Tartufo, il pregiato bianco delle Crete tra San Giovanni d’Asso e Asciano. In mezzo ai colli si stendono campi coltivati, dominati dalle antiche grance e da moderne aziende agricole; divise tra loro da strade bianche e percorsi dell’ospitalità come l’antica via Francigena. Ed ancora tra le zolle di terra ed i pochi fiumi che segnano come incisioni questa regione, sgorgano millenarie acque, benefiche e curative.
Tra una visita all’Abbazia di Monte Oliveto e uno shooting tra le Crete ritagliatevi un momento per provare i carciofi di Chiusure e la pasta prodotta ad Asciano!
Una terra screpolata come una pennellata di colore quando si asciuga, che sa regalare vini strutturati come l’Orcia DOC, un Olio extravergine raffinato e leggermente piccante, un grano dalle ottime qualità nutrizionali, un gustoso carciofo che cresce solo nella minuscola frazione di Chiusure ed ancora terreni adibiti da secoli a pascolo della pecora Appenninica, con il suo celebre Pecorino.
Nel loro paesaggio lunare le Crete senesi nascondono una profonda vocazione turistica: ne sono testimonianza i percorsi dell’ospitalità come i circuiti dell’accoglienza e del buon cibo.
Una terra ospitale
Una terra secca e dura ma che nasconde una grande ospitalità. Le Crete senesi accolgono da secoli pellegrini, mercanti e forestieri con i loro circuiti del trekking, i loro antichi ‘spedali, gli ostelli, le locande, oggi affiancate alle più moderne reti di accoglienza turistica. E ci viene da pensare che forse fu proprio l’antica via Francigena a lasciare i segni più profondi di una antica vocazione turistica che ha avuto modo di impiantare salde radici nel tempo.
Una terra spirituale
Una terra apparentemente incomprensibile, che rivela costantemente il divino, con quelle Abbazie che si arrampicano sui massicci come se i frati che le abitano avessero voluto postazioni di guardia sulla valle oltre a luoghi di contemplazione e silenzio. Comunità operose di monaci come quella di Monte Oliveto Maggiore, che vive in silenzio coltivando le zolle pietrose attorno.
Il ritmo lento delle colture e dei pascoli, il ripetersi dei gesti artigiani, la maestria dei mestieri legati al ferro, al legname, alla pietra, alla pastorizia… Tutto nelle Crete è una continua sorpresa!
Una terra semplice
Una terra che sembra a tratti ripiegata su se stessa ma che in realtà celebra e condivide ogni giorno i piaceri della propria cultura, rimasta quasi ferma nel tempo. Una cultura semplice, fatta del ritmo lento delle colture e dei pascoli, del ripetersi dei gesti artigiani, della maestria dei mestieri legati al ferro, al legname, alla pietra, all’arte. Ed ancora delle tradizioni della tavola, con quelle ricette a base di ingredienti semplici e genuini, passate di madre in figlia nei secoli ed unite all’opulenza dei dolci delle feste, in cui sembra di riassaporare il Rinascimento.
Una terra “nuda e cruda” diremmo con un celebre detto popolare, incapace di nascondersi alla vista. Capace ancora di stupire ed ogni volta, di sorprendere.