Non si può lasciare Pienza senza prima aver fatto una visita alla antica Pieve di Corsignano, consacrata ai santi Vito e Modesto. Il serpente inciso su una colonna al suo interno, la sirena che ti accoglie sul portale e molti altri misteri ne fanno un luogo davvero affascinante, che difficilmente dimenticherai!
Pieve di Corsignano: come arrivare
Alla Pieve si arriva superando la cinta muraria di Pienza, in direzione San Quirico/Bagno Vignoni. Lasciando la cittadina basta affrontare un paio di curve in discesa e nel giro di pochi minuti troverete davanti a voi una biforcazione per la Pieve, alla vostra destra. Imboccando la strada diritta vi ritroverete accanto ad un bellissimo prato verde, dominato dalla costruzione in tufo. Nella mappa in fondo all’articolo trovate il percorso per arrivare alla Pieve, sia a piedi che in auto.
Una breve introduzione alla Pieve di Corsignano
La Pieve di Corsignano è un bell’esempio di architettura romanica originaria dell’VII secolo e ricostruita nel XIII. Qui nel 1405 ricevette il battesimo Enea Silvio Piccolomini, futuro papa, raffinato umanista nonchè ideatore di Pienza. La Pieve è in arenaria, con tre navate basse asimmetriche, molto semplici ed un campanile cilindrico mozzato, che costituisce tutt’ora la parte più antica della chiesa.
Ricca di figurazioni pagane, la Pieve di Corsignano è parte dell’originario nucleo di Pienza, anticamente “Corsignano”…
Questa chiesa è un singolare gioiello, almeno per gli appassionati di esoterismo ed iconografia medioevale. Presenta infatti assai poche immagini classiche della cristianità ed abbonda in figurazioni “pagane”: mostri e simboli della mitologia e della tradizione popolare, che appaiono nelle vesti di “pesci” o “sirene” o “arieti” com’era uso ai bestieri medioevali.
Ci insegna la simbologia che nessuna figura ha senso solo per quel che sembra: si tratta di “mostri” raffigurati all’esterno ed all’interno di ogni edificio con un preciso scopo didascalico. Usanza che restò molto comune anche in seguito, nelle chiese della più riformata cristianità, in particolare nelle cattedrali, dove furono sostituite da gargoyles e bafometti.
L’uomo e la Sirena. Cosa significa il frontone della Pieve di Corsignano
Il bassorilievo sul frontone è un monito all’uomo dominato dagli istinti
Tutte le icone raffigurate sul frontone fanno parte di un unico bassorilievo raffigurante l’uomo fattosi mostro (l’uomo-pesce) poiché preda degli istinti passionali, non più guidato dalla fede. Un uomo che dapprima lotta contro la seduzione e gli istinti e che alla fine riesce a vincere le passioni “tenendole per la gola”, assieme alla compagna che sta al suo fianco. Entrambi pronti per condurre d’ora innanzi una vita all’insegna della rettitudine.
Dea Madre della tradizione antica oppure simbolo del peccato? La Sirena è ancora oggi una figura tra le più controverse della simbologia religiosa
Alcuni dettagli di questa interpretazione potrebbero far sorgere dubbi ed interrogativi. In realtà bisogna fare appello a tutto il patrimonio simbolico e figurativo della tradizione popolare, intrisa ancora al tempo di quel paganesimo contadino di cui leggende e credenze sono tutt’ora testimonianza per comprendere il senso della frequente presenza delle sirene e di figure zoomorfe femminili nei frontoni. Presso gli Etruschi e fino a pochi secoli fa, erano assai diffusi culti femminili legati alle acque ed alla Dea Madre, specie tra le comunità rurali. La donna era venerata quali generatrice di vita, un messaggio assai lontano dalla sua raffigurazione quale “tentatrice” operato in seguito.
La Sirena del frontone si ricollega alle numerose fonti galattofore diffuse in Val d’Orcia, dove le donne sterili portavano offerte sperando di divenire madri
É pertanto nel senso di nume tutelare della fertilità che va intesa la Sirena raffigurata nella bifora del frontone. Un messaggio che si ricollega alle numerose fonti galattofore sparse in Val d’Orcia e nelle Crete senesi, utilizzate fino agli anni ’50 del secolo scorso. Pare infatti che la Val d’Orcia fosse una zona assai ricca di fenomeni singolari, inclusa la straordinaria capacità di alcune fonti di rendere fertili le donne.
É interessante notare anche le facce mostruose presenti sui capitelli che contornano il portale: straordinariamente simili al baphomet della tradizione templare. Ma non dobbiamo stupirci visto che le maggiori tappe della Via Francigena, protetta anticamente dai templari, passano a pochissimi chilometri da qui…
Il Serpente e l’Omphalos. Cosa abbiamo scoperto all’interno della Pieve di Corsignano
Altro monito per l’uomo viene dalla raffigurazione del Serpente regolo: non abbassare mai la guardia!
Due ultime considerazioni riguardano l’interno della pieve e la cripta. Un pilastro che sorregge la navata centrale presenta una delle pochissime raffigurazioni di Serpente regolo esistenti. Questa figura – il cui nome latino Regulum ha lo stesso significato di basilisco ovvero piccolo re – sarebbe un animale fantastico della tradizione popolare umbra e toscana, dotato di due teste, di squame luminose e di ali. In alcune versioni del mito appare come risultato di una vipera cui è stata mozzata la coda o di una vipera nata con due teste. Pare che sia una figura particolarmente vendicativa: atta ad attaccare l’avversario inebriandolo, e dalla quale ci si debba guardare mentre ci si aggira per i boschi. Per sfuggire al basilisco, come al serpente regolo, la leggenda c’insegna di munirci di uno specchio: per rispedire gli influssi malefici a colui dal quale provengono. Servono astuzia ed anche una gran dose di volontà per affrontare il serpente regolo. Forse pertanto è proprio questo il significato della raffigurazione: la continua lotta dell’uomo tra il bene ed il male, tra la passione e la fede da cui deriva il monito di non abbassare mai la guardia.
L’Omphalos sembra indicare questo luogo come centro catalizzatore di energie terrestri. Che lo sapesse anche Pio II?
L’altro dettaglio, imperdibile quanto curioso, è nella cripta. Vi si accede dietro l’altare, scendendo alcuni scalini e ricordandosi di accendere preventivamente la luce. Nella colonna quadrangolare che sorregge il basso soffitto si trova una curiosa incisione raffigurante il quadrato iniziatico con un punto centrale assai marcato. Lo stesso motivo, riprodotto in maniera volutamente asimmetrica è riportato nel capitello. Fa pensare ad un “Omphalos” ovvero un centro in cui convogliano le energie terrestri, dal nome del celebre Omphalos delfico.
Che dite, l’aspetto energetico avrà una qualche analogia con l’intento di papa Enea Silvio Piccolomini di trasformare l’antica Corsignano nella città ideale di Pienza? Come mai – ci siamo chiesti – proprio in questo luogo, questo papa illuminato, avrebbe scelto di realizzare l’utopia di una città perfetta, sospesa tra l’eternità e la caducità delle cose terrene? Cercheremo di soprirlo nel prossimo articolo, dedicato all’oculus del Duomo di Pienza e del più ampio significato della Piazza…