Prima di iniziare a parlare del mio primo viaggio in Casentino e di tutti gli altri che sono seguiti, è bene ricordare che il Casentino una volta si chiamava “Clusentinum” che significava “valle chiusa”. Una vallata circondata dal massiccio crinale montano dell’Appennino Tosco-Emiliano da un lato e da quello meno austero del Pratomagno dall’altro, un anfiteatro naturale che s’ingentilisce aprendosi a più dolci colline e brevi pianure sorte attorno al corso del fiume Arno. É questo il panorama che si può godere dalla torre più alta del castello di Poppi, quasi il centro ideale del Casentino, dal quale i Conti Guidi dominavano la valle.
Il Casentino è un fertile anfiteatro naturale racchiuso tra catene montuose, al confine tra Arezzo, Firenze e l’Emilia Romagna
il Casentino è una conca preziosa. Una di quelle terre antiche che in Toscana non possono che essere scrigni di storia, artigianato, gastronomia, arte ed antichi saperi. Così tanto ricca di sorprese, variegata e piacevole che lo stesso Gabriele D’Annunzio desiderò esservi nato e che l’Alighieri scelse per trascorrere una parte dell’esilio.
Il Casentino è una terra così ricca di storia, arte e tradizioni che dopo esser stato fatto prigioniero a Campaldino, qui Dante volle tornare a più riprese e scelse di trascorrere parte dell’esilio.
Nel nostro viaggio vi racconteremo alcune pillole preziose di storia di una valle nata con gli Etruschi, in cui il Medioevo ha lasciato segni tangibili: l’austero equilibrio architettonico del maniero di Poppi, le forme gentili ed il verde placido di Romena, la solitudine turrita di Porciano, la pietra di Castel San Niccolò con le sue ricche frazioni ed ancora Chitignano, Montemignaio, Borgo alla Collina: tutti fortilizi che raccontano storie di feudi, di signori e di famiglie che hanno sorvegliato la vallata per secoli. E poi i brevi tratti pianeggianti, come la celebra spianata di Campaldino, in cui combatté il giovane Dante che poi sarebbe tornato a più riprese in Casentino, ospite dei Guidi. E le rotte della fede che conducono alla operosa solitudine dei boschi di Camaldoli ed alla elevata e sobria spiritualità dei sassi de La Verna.
Scoveremo il patrimonio più tipico della terra casentinese, quello che nasce nel campo e prosegue in cucina, nelle sapienti mani delle massaie che qui sfornano piatti come i tortelli, le acquecotte, le polente, ricchi secondi e prelibatezze a base dei sapori del bosco. Vi parleremo poi dei prodotti D.O.P. come i salumi di Grigio, la trota Fario, l’Abbucciato, il Raviggiolo, la patata di Cetica, il fagiolo Zolfino e tanti altri ancora, passando per la tradizione della transumanza, dei mulini, degli allevamenti, della pesca e della raccolta di prodotti del bosco.
Storie di antichi feudi, castelli e fantasmi; di artigiani e di mestieri, di massaie e tradizioni gastronomiche, di saperi antichi e semplici, di fede e spiritualità: tutto questo e molto altro ancora è il Casentino
Scopriremo assieme i mestieri antichi del Casentino, quelli che si sono tramandati per generazioni in un patrimonio artigianale spesso nato per necessità. Un universo di botteghe artigiane di fabbri, legnaioli, bigonai, scalpellini, carbonai, fornai e lanaioli che qui furono in grado di creare grandi e piccole opere d’arte a partire dalle risorse che la natura aveva dotato loro, lottando contro la scarsità di materie prime ed il rigido clima, spesso solo per sussistenza.
In Casentino gesti e volti consumati dal tempo diventano affascinante patrimonio di un sapere che si è conservato integro, tramandato dipadre in figlio
Ed infine viaggeremo per i sentieri delle curiosità: visiteremo i luoghi cari a Dante ed al Petrarca, scopriremo storie e volti del Casentino come quella del Monaco di Talla, Guido, che inventò per primo la scrittura musicale, ci immergeremo in una insolita guida del 1400, ripercorreremo le tappe dei grandi personaggi di questa vallata come dei suoi più singolari pronipoti.
Insomma vi invitiamo a viaggiare con noi anche questa volta, per provare sulla vostra pelle quanto questa terra, per ricchezza e varietà, non possa essere semplicemente definita una terra “come le altre”. Se non altro perchè qui in Casentino gesti ripetitivi e volti consumati dal tempo diventano affascinante patrimonio di un sapere che si è conservato integro, tramandato di madre in figlia, di mastro in apprendista.