Un significato profondo è nascosto dentro al Duomo di Siena. Varchi l’imponente portone e nella penombra della navata centrale c’è Ermes Trismegistus ad accoglierti, raffigurato in marmo sul quello splendido pavimento intarsiato che è solo uno tra i tanti tesori di questa cattedrale tanto cara ai senesi. Questa figura è lì, “incisa a graffito e a commesso sul marmo” come a simboleggiare l’inizio della conoscenza terrena, quella legata all’Egitto, culla della sapienza del mondo antico. In mano regge un libro, con ritratti i simboli di Oriente e Occidente: l’unione tra i mondi operata dal sapere.
Il gotico, la scoperta della luce e il percorso di conoscenza
Alla base dell’architettura gotica c’è l’idea della progressiva acquisizione di conoscenza dell’uomo: la lettura dei simboli, il travagliato cammino nelle tenebre verso la luce ed alla fine la conquista della Verità
Forse sai già che uno dei principi alla base dell’architettura gotica è l’idea della progressiva rivelazione della luce, metafora di Dio. Un percorso di redenzione e di progressiva conoscenza. Coerentemente con questo assunto, chiunque entrava in una chiesa gotica era dapprima avvolto nelle tenebre, come il profano che non ha fatto ancora esperienza del sacro. Quindi – nel procedere attraverso la navata – veniva progressivamente inondato dalla luce sino a giungere all’altare. Era proprio in fondo alla navata che avveniva l’incontro simbolico con la divinità: qui il devoto era colto dalla bellezza e dalla luminosità filtrata attraverso le vetrate policrome e celebrata da ogni dettaglio marmoreo. Lì proprio sull’altare egli incontrava la luce, il sacro, il divino.
Il pavimento, come l’intera cattedrale in stile gotico è una vera e propria “enciclopedia di pietra” da decifrare a poco a poco attraverso l’allegoria
Fu lo stesso principio che applicarono i maestri costruttori che lavorarono alla Cattedrale di Siena. Questi scelsero di fondere l’audacia dello stile gotico e quella loro arte intrinseca di realizzare “Enciclopedie di pietra“, assieme alla solennità ed alla maestosità dello stile romanico. Ed ogni dettaglio della Chiesa, dall’entrata sino all’altare sotto la cupola stellata, testimonia una grande maestria: la volontà di tradurre su marmo secoli di mito e leggenda, religione e storia. Tutti rigorosamente connessi tra loro come un codice antico, in perfetta linea con la volontà di tradurre la conoscenza sul marmo. Ma allo stesso tempo con tutta una serie di allegorie nascoste che solo i veri sapienti potevano cogliere.
La simbologia del Duomo di Siena
Il significato della cupola era la perfezione dell’universo, tradotta geometricamente con la perfezione del cerchio. Le stelle fanno invece riferimento all’infinito, peraltro un attributo divino e celeste
Il pavimento del Duomo è una vera e propria allegoria del sacro: ci sono le Sibille ad incarnare la funzione di messaggere della Verità; ci sono le raffigurazioni simboliche di tutte le città dell’antica Tuscia (Toscana, Umbria e Alto Lazio) nonché le raffigurazioni della storia di Siena. Ci sono le allegorie della Fortuna che regge i destini umani e della Sapienza. Verso l’altare troviamo mosaici sempre più ampi ed elaborati, con le storie tratte dalla Bibbia, Antico Testamento, come la vicenda di Mosè e del popolo ebraico. Al centro campeggiano invece le virtù teologali di Fede, Speranza e Carità assieme alle quattro virtù cardinali di Fortezza, Giustizia, Prudenza e Temperanza. Sette virtù da far proprie per dirsi veri cristiani, rinati attraverso l’incontro con Dio.
Le altre bellezze della Cattedrale
Il pulpito scolpito da Nicola Pisano, l’emozionante Libreria Piccolomini, le statue di Donatello, Gian Lorenzo Bernini e Michelangelo. Tutto racchiuso all’interno di una cattedrale museo e sotto una splendida volta stellata
Ed i visitatori sono molti, anche in un ventoso sabato di gennaio. Molti si dirigono subito al pulpito scolpito da Nicola Pisano o alle statue di Donatello, Gian Lorenzo Bernini e Michelangelo, meno quelli che si soffermano ad ogni intarsio del pavimento, cercando di decifrare quei simboli così criptici. Nessuno però può non restare affascinato. Nessuno può evitare di fermarsi almeno un momento sotto la volta stellata della cupola che vuol dire infinito, levare gli occhi sopra di se e pensare per un attimo a quella significativa frase di Kant: “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.