Tra i tesori di Siena non ci sono solo chiese, palazzi, musei ma anche pietra, terra (il tufo) ed acqua. La presenza di questi tre elementi ha contribuito moltissimo allo sviluppo ed alla prosperità di questa cittadina medioevale ed è grazie ad essi se Siena ha potuto godere di floridi commerci, un solido sistema di approvvigionamento e difesa nonché di materiale in abbondanza per sviluppare un estro artistico senza paragoni, sublimato al massimo grado nel pavimento del Duomo di Siena.
Pietra. Terra. Acqua. I tre elementi-chiave della prosperità e della bellezza della città di Siena
Se in campagna domina il tufo, che da il nome al celebre colore caro a pittori di ogni epoca e se di Siena si rammentano spesso le bellissime fonti nonchè le tante sorgenti curative diffuse nel suo territorio, ecco che in città domina il travertino, quel marmo de’ senesi che ancora viene estratto poco lontano dalla città e con il quale sono stati costruiti palazzi, nobiliari, chiese ma anche facciate, colonne, scale, pozzi e arredi urbani.
Il marmo, uno dei tesori di Siena
Il marmo senese, fatto conoscere anche attraverso lo splendido pavimento del Duomo di Siena è un marmo policromo, che dissemina la sua bellezza in un ventaglio di colori e figure. Sono 52 in tutto i riquadri in “commesso” senese all’interno della cattedrale cittadina, che almeno una volta nella vita devi assolutamente visitare.
Più di 300 figure umane e più di 70 figure animali. Lunghi decenni ed una fucina composta dai maggiori artisti toscani del tempo per completarlo. 52 riquadri ben calibrati nei loro rapporti numerici, fatti per aderire perfettamente allo schema di ripartizione del Duomo. Progettati per rappresentare, attraverso una sequenza di storie ben precise, una tematica ogni volta collegata alle altre. Un tutto armonico con una precisa chiave di lettura che ti invito a scoprire.
La tecnica del “commesso senese”
Il pavimento del Duomo di Siena è l’unica pinacoteca al mondo sulla quale si può camminare in specifici momenti dell’anno
Il “commesso” marmoreo è una tecnica che inaugurò il Beccafumi per comporre le lastre del pavimento del Duomo di Siena, preceduta e alternata dalla tecnica del “graffito“. Se le prime figure furono intagliate con colpi di scalpello sopra lastre di marmo bianco, poi riempite di stucco scuro e levigate, in un secondo momento la tecnica si evolse raggiungendo il commesso marmoreo. Si trattava di marmi colorati scolpiti precedentemente ed accostati assieme come in una tarsia.
La chiave di lettura simbolica…
La chiave per comprendere le figure del pavimento è l’evolversi della conoscenza umana: dal paganesimo alla religione cristiana passando per grandi simboli e valori ancora attuali
Il pavimento del Duomo è una vera e propria allegoria: ci sono le Sibille ad incarnare la funzione di messaggere della Verità, raffigurazioni simboliche delle città dell’antica Tuscia (parti delle odierne Toscana, Umbria e Alto Lazio) nonché quelle riguardanti la storia di Siena e allegorie della Fortuna che regge i destini umani e della Sapienza. Verso l’altare troviamo il ciclo di storie tratte dalla Bibbia: da una parte quelle dell’Antico Testamento come la vicenda di Mosè e del popolo ebraico, al centro le tre virtù teologali di Fede, Speranza e Carità assieme alle quattro virtù cardinali di Fortezza, Giustizia, Prudenza e Temperanza. Il fil rouge di tutte le figure è il percorso evolutivo della conoscenza umana: dalla saggezza alchemica di Ermes Trismegistus alla mitologia greco-romana dispensatrice di verità e costruttrice di città. Quindi le scene bibliche che conducono alla scoperta della Verità assoluta, rappresentata nell’immaginario religioso dall’approdo alla fede cristiana e dall’acquisizione delle 7 virtù.
…e i numeri
Il pavimento del Duomo è anche un intrigante rompicapo per chiunque sia appassionato di significato dei numeri
Ma il pavimento del Duomo è anche un interessante rompicapo per chiunque sia appassionato di numerologia sacra e di rapporti numerici, con relativi significati. Nelle sequenze geometriche e figurative si ritrovano vari numeri: 5, l’uomo quale mediano tra terra e cielo che indica la possibile trascendenza dalla condizione mortale verso una condizione superiore spirituale; 7, numero magico per eccellenza poiché legato al ciclo lunare, esprime universalità, equilibrio perfetto, un ciclo compiuto e dinamico di trasformazione. Ma il sette è anche il numero mistico della piramide che realizza l’unione del triangolo (3) e del quadrato (4) allorché essa congiunge in sé il ternario divino con il quaternario terrestre. Quindi il 12 (guardacaso 5+7), simbolo della prova iniziatica fondamentale ovvero del passaggio da una vita ispirata ai valori materiali ad una nuova esistenza spirituale. Assieme dunque morte e rinascita, acquisizione di pienezza e armonia, perfetta conclusione del ciclo. Davvero intrigante.