Camminare a San Gimignano significa passare più della metà del tempo col naso all’insù. E non potrebbe essere altrimenti visto che una delle meraviglie per cui la cittadina è nota nel mondo sono le sue imponenti e maestose torri medievali. Qui alle porte del Chianti dove il cielo ha una cornice fatta di pietre, angoli e merlature, sembra quasi di poter toccare le nuvole. E dopo un po’ anche le vette delle torri di San Gimignano non sembrano più così lontane.
Breve storia delle torri di San Gimignano
Grazie al passaggio della via Francigena e alla vitalità dei suoi abitanti, San Gimignano nel Medioevo divenne così ricca che le grandi famiglie mercantili iniziarono a rivaleggiare tra di loro. La cosa più curiosa è che la contesa si svolgeva non tanto “in campo”, quanto “in aria”! Queste facevano a gara per costruirsi case-torri più alte di quelle delle famiglie rivali, arrivando a sfiorare altezze da capogiro, con tutta una serie di escamotages difensivi per far sì che oltre a strumento di affermazione del proprio potere e della propria importanza, le torri fossero anche ingegnose armi di attacco alle famiglie rivali e mirabolanti strumenti di difesa, per quanto scomode come abitazioni.
Nei nostri polverosi libri antichi – che collezioniamo gelosamente viste le straordinarie informazioni che ogni volta ci regalano! – abbiamo scoperto che la casa-torre non era semplicemente uno strumento d’affermazione della famiglia che l’edificava: fungeva contemporaneamente da abitazione, granaio e fortezza. Se all’interno la vita era davvero poco confortevole a causa della poca luce e degli ambienti angusti, dall’esterno si potevano gettare ponti per attaccare le torri avversarie e per far sì che i nemici non penetrassero nella propria si era soliti costruire l’ingresso al primo piano, con scale mobili che venivano opportunamente gettate e ritirate alla bisogna. Ce n’è un esempio d’interesse in Piazza Duomo: la torre Chigi, accanto al Palazzo Vecchio del Podestà.
Quando il Comune vietò la costruzione di torri più alte di quella del Podestà, le famiglie potenti ne costruirono di gemelle. La mano degli amministratori era saggiamente votata al bene pubblico, così questo come molti altri regolamenti comunali furono improntati a contenere il disordine urbanistico che si veniva a creare nella cittadina. Nel XIII secolo una normativa edilizia obbligò ad allineare frontalmente le case, a limitare sporgenze, balconi, scale esterne ed oggetti che avrebbero potuto ostacolare il transito di persone e mezzi, proprio come abbiamo visto a Cortona. Ma quella delle torri era una lotta dura anche per le autorità: le potenti famiglie di San Gimignano continuavano imperterrite a sfidarsi in altezza, fintanto che i regolamenti, il passaggio della città nell’orbita di Firenze ed il progressivo declino non portarono al loro parziale disfacimento, con la necessità di capitozzarne la maggior parte. Di questi resti oggi si possono apprezzare le testimonianze, sparse un po’ in tutto il centro abitato. Gli occhi del visitatore interessato a cercare i resti di altre antiche torri avrà un bel daffare a individuarne almeno una 40ina all’interno del più antico nucleo di San Gimignano.
Altra piccola curiosità che abbiamo scoperto sui nostri libri: osservando gli edifici mentre si cammina per le vie di San Gimignano, questi ci appaiono oggi quasi tutti attaccati. Eppure prestando attenzione si potrà notare come in realtà tra una casa e l’altra siano rimaste intercapedini, visibili poichè riempite spesso da una stretta fila di mattoni di colore differente. Questi interstizi, troppo stretti per consentire il transito delle persone, erano detti “vicoli dei malvicini” e venivano a crearsi quando qualche proprietario non permetteva al vicino di costruire la propria abitazione o la propria torre a ridosso della sua casa. Così nascevano attriti, rivalità ma anche…interstizi!
Le torri oggi: 15 capolavori da osservare da vicino
Oggi delle 72 torri di un tempo ne restano solo 15 ma ad un occhio attento e curioso non sfuggiranno i resti di altrettante case-torri, disseminate un po’ in tutto il nucleo centrale della cittadina, proprio come sorsero un tempo.
Iniziamo il nostro giro col naso all’insù sempre da Porta San Giovanni, lungo l’omonima via. Il primo complesso turrito che incontriamo è quello della casa-torre de’ Cugnanesi, una delle più massicce di San Gimignano, forse per l’imponente bastione del palazzo dalla quale svetta, inglobato in una prima cinta muraria. Dall’alto dei suoi 43,46 metri in pietra chiara, sembra ammonirci all’ingresso: la sua presenza sembra quella di un guardiano, bonario ma anche severo e terribile all’occorrenza. Valichiamo l’Arco de’ Becci con le sue merlature eleganti e l’omonima torre e siamo nell’affollata Piazza della Cisterna. I colori qui si mescolano, assieme alle voci dei tanti turisti. La presenza delle torri funge quasi da elemento d’equilibrio in uno spazio così insolito, strano ci verrebbe da dire… Piazza della Cisterna è qualcosa cui non sei preparato, neppure dopo molte visite a San Gimignano: il suo spazio triangolare e quelle sfumature di luce e colore che ogni volta mutano nel loro riflettersi sulle facciate, danno quasi l’idea di uno spazio in continuo cambiamento, come se ci trovassimo su di una giostra. Per questo lo sguardo ha bisogno di punti d’appoggio, di ancore per arrestare il tourbillon di luci e colori in cui ci sembriamo immersi. E poi come non pensare al sapiente gioco di equilibri, di vuoti e di pieni tra le torri ed i palazzi più bassi che nonostante tutte le leggi della geometria, sembra far apparire la Piazza un capolavoro di armonia costruttiva…
In Piazza della Cisterna si affacciano splendidi palazzi, testimoni viventi dell’importanza delle famiglie che li costruirono. Strette tra case e palazzi si ergono le poche torri rimaste, assieme ai resti di quelle che furono. Come la Torre Mozza del Capitano del Popolo, sul lato destro della piazza e quasi in prossimità della strettoia che inaugura via del Castello. È questo forse l’esempio più celebre dell’opera di capitozzazione delle torri per rivalità tra famiglie sangimignanesi o per la decadenza che ebbe la cittadina una volta svaniti i suoi fasti. Accanto alla Torre, quasi spuntasse dalla pietra per farsi largo tra i palazzi, il suggestivo Palazzo Tortoli-Treccani, inconfondibile con le eleganti bifore a sesto acuto e le sue colonnine filiformi di marmo bianco. Se anche tu riesci a cogliere la similitudine con i palazzi di Siena e di Pienza, sappi che sei dinanzi al puro, sublime stile senese: fatto di eleganza gotica, di attenzione al particolare, di volumi sottili e raffinati. Uno stile che colpisce ancora oggi e che ancora oggi non può che evocare emozioni.
Davanti l’alta e solitaria Torre del Diavolo, così chiamata per una curiosa leggenda: sembra che il padrone di ritorno da un viaggio, al constatarne l’altezza ritenne che fosse stata accresciuta dal diavolo in persona! La Torre sorgeva proprio sopra un vicolo molto importante per l’economia di tutta la provincia: il “Vicolo dell’Oro“. Qui si trovavano le botteghe degli orafi e di artigiani molto particolari, il cui mestiere era quello di battere e spianare monete ed altri oggetti in oro zecchino in modo da farne lamine sottilissime da utilizzare per ricoprire la base di legno di tavole, pale e polittici. Erano i battiloro ed è proprio a loro che dobbiamo quell’immenso patrimonio di fondali in oro lucente che riempie i nostri musei e gli occhi di noi visitatori.
Ci spostiamo ora verso il passaggio che porta a Piazza Duomo, qui guardinghe si stagliano le torri un tempo gemelle degli Ardinghelli, famiglia ghibellina in perenne lotta coi guelfi Salvucci. Non potendo più elevare in altezza la propria torre a causa del divieto comunale, entrambe le famiglie decisero di affermare la propria supremazia costruendone due gemelle. Ma quelle cui qui ci troviamo davanti si presentano assai diverse tra loro: quella di destra, più alta, ha un aspetto prettamente medievale: con una feritoia e poche strette finestre ai piani inferiori. La torre di sinistra sembra invece successiva: le grandi arcate che un tempo davano luce agli ambienti e permettevano di scaricare meglio il peso, sono oggi state tamponate con laterizi e sebbene ridotta in altezza, la torre non ha perso nulla del suo antico fascino. Piccola curiosità: lo spazio che le torri sovrastano e su cui oggi si aprono le Logge annesse al Palazzo comunale, costituiva in origine una porzione di Palazzo Ardinghelli. Porzione che fu espropriata proprio dal Comune per costruirvi un elegante loggiato. Chissà che non fosse stata questa la punizione per aver violato i regolamenti comunali…
Entriamo in piazza Duomo, dove sorgono le torri più alte e forse anche le più suggestive di San Gimignano. Questa piazza ci appare meno eclettica di Piazza della Cisterna, forse perchè frutto di interventi riconducibili più o meno allo stesso periodo. Nei nostri libri abbiamo scoperto che a partire dalla seconda metà del 1200, mentre veniva meno l’esigenza di costruire torri e s’inaugurava il periodo d’oro dei palazzi “in stile” e mentre quasi tutte le più importanti città toscane mettevano a punto un proprio linguaggio architettonico ed artistico, San Gimignano continuava a costruire in maniera difforme, senza uno stile coerente con il tutto circostante. Questo eclettismo, questo fascino che San Gimignano offre tutt’oggi rendendola unica, è proprio frutto delle contaminazioni e delle sovrapposizioni di gusti, culture, stili che poteva emergere solo in una cittadina di fiorenti commerci e di mercanti viaggiatori.
Sopra il palazzo Comunale, svetta severa la Torre Grossa, coi suoi 54 insuperabili metri d’altezza, oggi visitabile con il biglietto dei Musei Civici (info qui). Se hai qualche ora a disposizione e non soffri di vertigini, sali fino alla sommità: da qui si gode uno straordinario panorama sulla città e sulla valle circostante, adatto in particolare a chi – come noi! – è appassionato di fotografia! Davanti al Palazzo comunale, la celebre Torre “Rognosa”, torre-carcere del Palazzo vecchio del Podestà che in passato fu visitata spesso da chi aveva “creato rogne” (ovvero nientemeno che i condannati a morte!), che qui venivano imprigionati! Completano il quadro le gemelle torri dei Salvucci, guelfi rivali degli Ardinghelli. Le due torri si possono ammirare in tutta la loro maestosità dalla piccola e pittoresca Piazza delle Erbe, inizio di un itinerario che ti porterà fino alla Rocca di Montestaffoli. Che fai…vieni con noi?
P.S.: al termine di questa breve passeggiata ti sarai accorto del particolare colore e dell’atmosfera che si gode a San Gimignano: il tempo qui ha cancellato gli originali colori degli edifici scurendo la pietra e schiarendo il rosso vivo dei mattoni; gli uomini hanno capitozzato le torri, disfatto case e palazzi; le nuove generazioni hanno ricostruito e mantenuto secondo impostazioni e stili diversi. Eppure proprio il susseguirsi delle stagioni ha come reso più affascinante e profonda l’atmosfera che si respira a San Gimignano. Qui la luce da un volto diverso alle cose in ogni momento della giornata, le sfumature di colore sembrano mutare impercettibilmente mentre si riflettono su queste pietre ed ogni volta ci sembra di trovarci in un posto diverso. Ogni viaggio a San Gimignano è una storia a sè stante, una nuova emozionante scoperta. Come se ogni volta fosse la prima…
BIBLIOGRAFIA:
Per reperire le informazioni tecniche che trovi in questo articolo abbiamo attinto al volume “Città storiche dell’Italia centrale“, testi di Cesare Baldoni, Giovanna Chiuini, Pierfrancesco Listri e fotografie di Toni Nicolini, Ed. Arnoldo Mondadori, 1985.