Moggiona è un piccolo paese di pietra, immerso tra rigogliose foreste di castagni, abeti e faggi. Un luogo assai piacevole per fare una sosta sulla via che conduce al monastero di Camaldoli, dove respirare aria buona si lega alla contemplazione della verde vallata casentinese. Un posto dove sfuggire – anche solo per mezza giornata – alla frenesia cittadina, assaporando i silenzi degli Eremi e la tranquilla operosità degli abitanti.

Il suggestivo paese di Moggiona in Casentino
Il suggestivo paese di Moggiona in Casentino – ItalyzeMe CC BY-NC-ND 2.0

Moggiona è il paese Casentinese con l’attestazione più antica di tutte: se ne conosce l’esistenza sin dal 842 d.C.

Una storia plurisecolare

Forse Moggiona è il paese del Casentino che vanta anche l’attestazione storica più antica. Se ne hanno notizie sin dall’anno 842 d.C., quando la ‘corte ad Moionam’ venne annessa ai possedimenti della Canonica aretina da parte del vescovo di Arezzo. Moggiona inizia così il suo cammino, al tempo dei re Longobardi e dei possedimenti della Chiesa, con un seguito storico che sarà inscindibilmente legato a quei monaci arroccati sul versante del monte sopra di essa.

Nel 1012 il monaco Romualdo fonda a pochi chilometri da Moggiona, lo splendido Eremo di Camaldoli. Luogo di spiritualità e solitudine immerso nella foresta casentinese

Un luogo vocato alla spiritualità

Nel 1012 il futuro San Romualdo, allora un semplice monaco di Ravenna, fonda a pochi chilometri dal paese di Moggiona l’Eremo di Camaldoli. Si tratta di un monastero nella foresta di abeti e faggi, irrorato dall’aria pulita di montagna e circondato da stagni, sorgenti e sentieri. Camaldoli è per i monaci che vi abitano un luogo nel quale condurre una vita frugale ma anche una postazione dalla quale estendere il proprio potere sulla valle sottostante. Ed infatti Moggiona, ultima “stazione” prima di salire all’Eremo, sarà acquisita dai monaci nel XII secolo, parallelamente alla crescita di importanza della comunità Camaldolese che già riscuoteva decime.

Attrezzi per lavorare il legno
Attrezzi per lavorare il legno – ItalyzeMe CC BY-NC-ND 2.0

Con il passare dei secoli Moggiona vedrà sempre più prosperare la propria autonomia, sotto la protezione di quei frati che vivono nella foresta e grazie al favor concesso dalla Repubblica fiorentina. Il paese godrà dunque di una serie di privilegi e di esenzioni fiscali fino all’avvento del Granduca Pietro Leopoldo, che la assegnerà alla comunità di Bibbiena.

Quei tini di Moggiona noti in tutta la Toscana…

C’è stato un periodo in cui nel bere un bicchiere di Chianti o di Brunello o di Nobile si beveva anche un po’ di Moggiona ed anche un sorso di Casentino

Oggi Moggiona è parte del Comune di Poppi ma da allora non ha certo concluso la sua storia. Nel tempo ha dimostrato di essere ben più dell'”ultimo paese che si incontra prima di arrivare al Monastero”. C’è stato un periodo in cui era capoluogo della lavorazione del legno in tutta la Toscana grazie alla sapiente opera artigianale dei “bigonai”. Quando nel bere un bicchiere di Chianti o di Brunello o di Nobile si beveva anche un po’ di Moggiona ed anche un sorso di Casentino.

Il silenzio della montagna, il verde della foresta, la cucina saporita a base di prodotti del bosco, la spiritualità dell’Eremo. Questo è uno di quei luoghi in cui ‘staccare’ dalla vita moderna

Legno e prelibatezze del bosco

Oggi Moggiona continua ad essere celebrata per la sapiente lavorazione del legno, di cui tuttavia è rimasto ben poco oltre alla memoria degli abitanti del luogo. Moggiona continua anche ad essere percepita come l’ultimo paese prima di intraprendere la via che s’inerpica per Camaldoli ma ha ripreso vigore grazie alla memoria degli abitanti ed alla loro inestinguibile laboriosità: è grazie a loro che è stato possibile ricostruire un percorso museale imperniato attorno all’arte di lavorare il legno e mettere in piedi una delle feste più famose del Casentino, dedicata al Fungo Porcino, vero e proprio tesoro di questi boschi.

Polenta ai Funghi Porcini, Ragù di Porcini, Cappelle di Porcino alla griglia, Porcini fritti sono solo alcune delle prelibatezze che si possono gustare in zona, quando il clima consente di raccogliere i Porcini locali in quantità, all’ombra dei bellissimi abeti e dei faggi della Foresta camaldolese. Un consiglio che vi diamo da viaggiatori? Se siete di passaggio e desiderate gustare i veri porcini dei boschi del Casentino, senza imitazioni, cercate presso le genti del luogo, fermatevi in un bar e domandate agli anziani abitanti: magari avrete la fortuna di scoprire un cestino di prima raccolta!